Con l’avvicinarsi del 2026, si torna a parlare di riforma delle pensioni e, soprattutto, di quali strumenti resteranno davvero in piedi per chi spera di lasciare il lavoro prima dei 67 anni. Le misure oggi in vigore, come Quota 103, Ape Sociale e Opzione Donna, sono tutte soluzioni provvisorie e soggette a rinnovo annuale. Il loro futuro è incerto, e milioni di lavoratori guardano al Governo con la speranza di chiarezza.
Quota 41 per tutti
Quota 41 è forse l’ipotesi più discussa e auspicata. Nata come misura destinata ai cosiddetti “lavoratori precoci”, prevede la possibilità di accedere alla pensione con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età. Attualmente, però, è limitata solo a chi ha iniziato a lavorare prima dei 19 anni e rientra in determinate categorie svantaggiate (disoccupati, invalidi, caregiver o addetti a mansioni gravose).
Il Governo Meloni ha promesso più volte di estendere Quota 41 a tutti, ma i costi stimati (oltre 4 miliardi annui) frenano ogni possibilità concreta. Per il 2026, il rischio è che la misura venga confermata nella sua forma attuale, senza ampliamenti o come è stata “apparecchiata” con la quota 103.
Ape Sociale: utile ma troppo selettiva
L’Ape Sociale è un anticipo pensionistico che consente l’uscita a 63 anni e 5 mesi per chi si trova in situazioni di disagio: disoccupazione, disabilità, assistenza a familiari o lavori gravosi. La prestazione è erogata fino al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia.
Questa misura ha aiutato molti, ma è troppo selettiva e vincolata a requisiti stringenti. Inoltre, viene rinnovata di anno in anno, rendendo ogni programmazione personale difficile. Per il 2026 potrebbe esserci una revisione dei criteri o un accorpamento con altre forme di flessibilità.
Opzione Donna: la misura più penalizzata
Pensata per le lavoratrici con almeno 35 anni di contributi e 58-59 anni di età, Opzione Donna permette l’uscita anticipata accettando però il calcolo interamente contributivo, con un assegno spesso ridotto anche del 30%.
Nel dal 2023, i requisiti sono stati modificati in senso più restrittivo, limitando l’accesso solo a donne con disabilità o caregiver e aumentando l’età di accesso. Molti si aspettano che nel 2026 venga ampliata di nuovo, magari con requisiti più inclusivi.
Cosa accadrà nel 2026 con la riforma pensioni?
La volontà politica di intervenire c’è, ma le risorse sono limitate. Il ministro dell’Economia ha già chiarito che le misure di flessibilità dovranno essere sostenibili. Il rischio concreto è che Quota 41 per tutti venga ancora rinviata, mentre Ape Sociale e Opzione Donna vengano semplicemente prorogate con qualche piccolo ritocco. Magari potrebbe essere prorogata anche la Quota 103.
L’unica via per una riforma stabile e strutturale potrebbe arrivare con una revisione del sistema contributivo e un maggiore coinvolgimento delle parti sociali.
Chi spera di andare in pensione nel 2026 dovrà fare i conti con regole in continua evoluzione. Quota 103, Ape Sociale e Opzione Donna saranno confermate? modificate? eliminate? Nessuno lo sa con certezza oggi. Ma una cosa è chiara: pianificare in anticipo è difficile e, per molti, resta solo da attendere la prossima Legge di Bilancio per avere risposte concrete.