Mentre il presidente incaricato Mario Draghi deve ancora formare il suo governo, si torna a parlare di riforma pensioni. La prossima scadenza della quota 100 preoccupa non solo i lavoratori ma anche le parti sociali che vedono lo scalone che si verrebbe a creare come un “mostro” da evitare ad ogni costo.
Riforma pensioni e quota 102
Mentre Mario Draghi presenta la sua squadra di governo in attesa di riscuotere la fiducia del Parlamento, gli italiani sono sempre più incenti sul proprio futuro previdenziale. Quale misura prenderà il posto della quota 100 e quali saranno le possibilità di pensionamento a partire dal 1 gennaio 2022? Quali sono, poi, le possibilità che dopo la quota 100 venga attuata la quota 102?
Tramontata la speranza che si possa avere una proroga, anche solo di 1 anno, alla quota 100, l’incertezza in ambito pensioni si fa sempre più pressate. Da rumors, però, si apprende che Mario Draghi voglia raccogliere l’eredità di Giuseppe Conte optando, per la flessibilità, sulla quota 102.
Ovviamente non ci sono certezze che a partire dal 2022 sarà possibile accedere alla pensione con 38 anni di contributi e con 64 anni di età, quello che è certo è che lo scalone di 5 anni lasciato da quota 100 si ridurrebbe ad uno scalino di soli 2 anni, maggiormente sopportabile dai lavoratori.
Ovvio però, visto lo stato del debito italiano, che anche la quota 102 non potrà essere gratuita come la quota 100 e per forza di cose, quindi, dovrà prevedere una penalizzazione.
Pur comportando la quota 102 un risparmio per le casse statali rispetto alla quota 100, avrebbe sicuramente un costo maggiore rispetto al lasciare come tipologia di pensionamento solo quanto previsto dalla legge Fornero.
Fino al 2028 il costo della quota 102 sarebbe si circa 2,5 miliardi l’anno con un risparmio, entro la stessa data di circa 11 miliardi per le casse dell’INPS.