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Riforma pensioni, siamo in ritardo: per i pensionamenti 2022 bisogna fare presto

La scadenza della quota 100 si avvicina ed il governo ancora non prende decisioni al riguardo della riforma pensioni.

Si parla molto della scadenza della quota 100 al 31 dicembre 2021 senza, forse, considerare che non si tratta dell’unica misura di anticipo che a fine anno verrà meno. Senza un’ulteriore proroga, infatti, i lavoratori dovranno dire addito anche all’Ape sociale e all’opzione donna. Senza queste 3 misure è scontato dover tornare a fare i conti son la sola legge Fornero, dai requisiti molto rigidi che, soprattutto in questo periodo non appaiono efficaci.

Riforma pensioni in ritardo

Ma il governo non solo non ha preso nessuna decisione al riguardo, non intende farlo neanche entro tempi brevi e questo provoca un disagio non indifferente in chi si avvicina alla pensione ma anche per le aziende. A poco più di 8 mesi dalla fine dell’anno, infatti, si dovrebbe poter pianificare il proprio futuro di vita: capire se si potrà accedere alla pensione, entro quanto, con che  penalizzazioni. Ma anche sapere se è necessario, da parte delle aziende, iniziare a mettere in conto di dover sostituire lavoratori prossimi al pensionamento.

Per questo la riforma pensioni appare tremendamente in ritardo e questo fa tremare i lavoratori che, vista proprio l’indifferenza del nuovo governo su questo versante, temono un ritorno della Legge Fornero da sola, senza altre scelte.

Proposte e soluzioni

Le proposte avanzate fino ad ora per garantire flessibilità in uscita dopo la scadenza della quota 100 e delle altre misure, sono molteplici e vanno dalla quota 41 per tutti (con penalizzazioni) alla quota 102 (sempre con penalizzazioni).

Proposte valide, non c’è che dire, ma che non prendono in considerazione fattori rilevanti di questo particolare periodo storico che stiamo vivendo a causa della pandemia.

Non sapremo cosa accadrà al mondo del lavoro ed occupazionale nel post pandemia, e non possiamo sapere a priori se ci sarà bisogno di tutela per determinate categorie di lavoratori che potrebbero aver bisogno di ulteriori canali di uscita per non trovarsi esodati allo scadere dello stop dei licenziamenti. Ma anche prendere in considerazione la variazione dell’aspettativa di vita che dalla pandemia deriva. Proprio per questo motivo la flessibilità in uscita è necessaria ma è necessario anche intervenire sul mercato del lavoro rilanciandolo. Questi i compiti che il governo di Mario Draghi si troverà ad affrontare da qui alla fine dell’anno.