Nel sistema pensioni italiano sono due le misure più importanti che possono essere anche definite, i due pilastri del sistema. parliamo naturalmente delle due misure ordinarie, ovvero della pensione anticipata e di quella di vecchiaia. La pensione anticipata è quella misura che una volta si chiamava pensione di anzianità. Anzi, la pensione anticipata ha sostituito la pensione di anzianità, come deciso dalla riforma Fornero. La pensione di vecchiaia è una pensione che ha nella combinazione età + contributi la sua natura. In pratica, al raggiungimento di una determinata età e di un certo numero di anni di contributi versati, il lavoratore viene messo a riposo. Per entrambe queste misure, tutti i requisiti per uscire dal lavoro resteranno invariati fino al 2026. Significa che, soprattutto per chi deve utilizzare le pensioni anticipate, un programma sulla data di uscita dal mondo del lavoro può essere fatto anche oggi.
Riforma pensioni e pensione anticipata dal 2024 al 2026, l’età non conta
Oggi esistono due misure che consentono di lasciare il lavoro senza limiti di età. Una è la già citata pensione anticipata ordinaria. l’altra è la quota 41 per i precoci. E chissà se con la riforma delle pensioni a queste due misure si aggiungerà anche la terza, cioè la tanto attesa e desiderata pensione con quota 41 per tutti. Con la pensione anticipata ordinaria nel 2023 ma anche per il 2024, 2025 e 2026, i lavoratori potranno prescindere dall’età. Basteranno 42 anni e 10 mesi di contributi versati per gli uomini ed esattamente un anno in meno per le donne (41 anni e 10 mesi). Il fatto che fino al 2026 questi requisiti resteranno invariati, dipende dal fatto che è stato già stabilito che non ci sarà nessun collegamento all’aspettativa di vita fino al 2026 per le pensioni anticipate ordinarie. Non cambierà nulla nemmeno per l’unico requisito aggiuntivo della misura che è quello dei 35 anni di contribuzione effettiva.
Dalla quota 41 precoci alla quota 41 per tutti
Ma se invariata resterà la pensione anticipata ordinaria, invariata fino al 2026 resterà anche la quota per i precoci. Con questa misura ormai da anni un lavoratore può anticipare di qualche anno l’uscita dal lavoro e sempre senza limiti di età. La quota 41 precoci è limitata a chi ha un anno di contributi versati prima del compimento dei 19 anni di età. Tutto identico anche come platee, perché la quota 41 si applica ai lavori gravosi, ai disoccupati, agli invalidi ed ai caregivers. Sulla quota 41 precoci e anche sulle anticipate ordinarie, dal 2022 è stato introdotto il meccanismo a finestra. In pratica per tutte e due gli strumenti gli interessati devono attendere 3 mesi per la decorrenza della prestazione. A partire dalla data di maturazione dei requisiti. La platea ridotta a quelle 4 categorie prima citate ed anche il vincolo dell’anno di contribuzione antecedente i 19 anni di età potrebbe però venire meno. Ma non per un ritocco alla quota 41 per i precoci. Infatti la misura potrebbe presto essere sostituita dalla misura generica. Più che un progetto già avviato è una speranza di molti lavoratori. Parliamo naturalmente della quota 41 per tutti.
Riforma pensioni, ultime novità: l’età non conterà più
La quota 41 per tutti significa che le stesse regole di uscita previste per i precoci oggi, verrebbero estese a tutti i lavoratori. Quindi, 41 anni di contributi, almeno 35 anni effettivi e stop. Niente limiti di età. Una misura che se neutra da tagli e penalizzazioni finirebbe con il diventare la misura sostitutiva di tutte e due quelle già citate. Il che la renderebbe non certo flessibile. Alcune ipotesi però sottolineano il fatto che sulla misura si potrebbe abbattere un taglio lineare di assegno, magari un taglio percentuale per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni di età della pensione di vecchiaia. Oppure si potrebbe passare al ricalcolo contributivo della prestazione. Che la renderebbe meno ricca, e quindi alternativa alla permanenza al lavoro per altri due anni circa, per completare la pensione anticipata ordinaria.