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Riforma pensioni, verso la riconferma della quota 100?

Saltato il tavolo di confronto fissato per ieri, vediamo quali sono le intenzioni di governo e parti sociali per la riforma pensioni 2022.

Dopo la pausa forzata dei tavoli di incontro tra governo e sindacati, da ieri i confronti avrebbero dovuto essere ripresi. L’incontro di ieri, 8 settembre, però è slittato al 16 settembre (data in cui avrebbe dovuto esserci, in ogni caso, il secondo).

Il primo incontro, quindi, ormai fissato al 16 settembre servirà in primis per stabilire quali saranno gli interventi previdenziali da inserire nella prossima legge di bilancio mentre nel vivo della riforma pensioni si entrerà solo a partire dal secondo incontro.

Riforma pensioni

Le commissioni che si occuperanno, quindi, della riforma pensioni saranno due per occuparsi di nuove norme per i lavori gravosi e usuranti ma anche di giovani e donne. Inoltre dovrà essere attuata una netta separazione tra previdenza ed assistenza.

I sindacati stanno chiedendo a gran voce, ad ogni modo, una proroga dell’Ape sociale nel 2021 estendendo la platea a lavoratori gravosi e usuranti e ai lavori che attualmente sono quelli considerati a maggior rischio contagio.

In ogni caso si chiede che tutta la platea di lavoratori che avranno diritto di accesso all’Ape sociale possa essere ricompresa anche nella pensione quota 41 per precoci.

In ballo anche la possibile proroga dell’opzione donna che permetterebbe l’accesso a chi raggiunge i requisiti entro il 31 dicembre 2020.

Punto caldo della discussione è, invece, quota 100, in scadenza il 31 dicembre 2021. La misura potrebbe essere riconfermata con penalizzazioni, ma questo argomento, in ogni caso, ha molto più ampio respiro essendoci tempo fino alla fine del 2021 per l’attuazione.

L’attuale quota 100, lo ricordiamo, non era piaciuta molto alla Germania e all’UE  per i suoi costi elevati e per l’indebitamente dell’Italia.

Non sarà, però, possibile cancellare la quota 100 di colpo perchè un’azione del genere porterebbe alla creazione di uno scalone di 5 anni tra chi va in pensione nel 2021 e chi ci andrà, invece, nel 2022.

La flessibilità nelle penalizzazioni potrebbe permettere di salvare la quota 100 e l’idea è quella di cambiare anche i criteri di accesso: 62 anni e 38 anni di contributi o 63 anni con 37 anni di contributi ma in Ogni caso con l’applicazione di penalizzazioni per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni.