Si torna nel vivo della riforma pensioni con il Ministro Orlando che ha annunciato a breve la ripresa del tavolo di confronto con i sindacati. Si attende la convocazione delle parti sociali per la metà del mese di maggio.
Come è noto i sindacati premeranno per una riforma che permetta l’uscita dal mondo del lavoro 5 anni prima, visto che da sempre dichiarano che è necessaria una flessibilità a 62 anni.
Riforma pensioni 5 anni prima
La quota 102, quindi, non risponderebbe alle richieste dei sindacati visto che richiederebbe 64 anni di età ma sarebbe compatibile con le richieste, invece, la proposta di Tridico che prevede un’uscita a 62 anni con liquidazione della pensione solo per la quota contributiva. La quota retributiva, poi, sarebbe liquidata al compimento dei 67 anni.
La proposta dell’INps, quindi, prevede penalizzazioni anche se limitate nel tempo che verrebbero, poi, meno al compimento dei 67 anni di età.
Tra le richieste dei sindacati, poi rispunta anche la quota 41 per tutti accompagnata da agevolazioni per mamme, caregiver e gravosi.
Questo sarebbe un intervento a breve termine che riuscirebbe a tamponare la scadenza della quota 100 permettendo anche nei prossimi anni un pensionamento anticipato in più rispetto alla riforma Fornero, troppo rigida.
Rischio quota 73
In questi giorni è rispuntata la notizia di una quota 73, ma di cosa si tratta? In un report dei 2019 i sindacati annunciarono che i quarantenni di oggi potranno accedere alla pensione solo al compimento dei 73 anni, un rischio che non si può e non si deve correre (si parla di 6 anni in più rispetto ai 67 anni necessari oggi per accedere al pensionamento).
Occorre, quindi, anche un intervento a lungo termine che vada a tamponare questo rischio per tutelare i nostri giovani da un pensionamento non solo troppo avanti negli anni ma che, molto probabilmente, ricadendo interamente nel sistema contributivo non garantirebbe una pensione dignitosa.