Trasferirsi all’estero per vivere meglio con la pensione italiana molto bassa che da noi non consente una vita dignitosa. Sono molti i pensionati che decidono di intraprendere il cambio di Paese per vivere in maniera più dignitosa da pensionati.
Ci sono diversi Stati che hanno grandi comunità di pensionati italiani che hanno deciso di lasciare il Bel Paese per andare a vivere meglio, con meno tasse e con un costo della vita più abbordabile. Dai Paesi dell’Est a quelli del Nord Africa, da Portogallo e Canarie al Sud America.
Le testimonianze di chi è riuscito a fare questo dimostrano a volte la bontà di una scelta di questo tipo. Non tutti possono farlo però. E non per questioni di coraggio, ma per convenienza. Oggi infatti in assoluta controtendenza rispetto a quello che era e resta un credo collettivo, dimostreremo come effettivamente c’è a chi conviene poco operare questa scelta.
Pensionati che si trasferiscono all’estero: meno tasse, vita migliore ma l’INPS taglia la pensione
Il miglior clima è una delle motivazioni che spinge molti anziani italiani a decidere di andare all’estero a vivere. Scegliendo Paesi con clima mite tutto l’anno. Poi naturalmente c’è la questione economica, con il fatto che in molti Stati Esteri il costo della vita è meno alto che in Italia.
E se consideriamo che spesso le pensioni sono piuttosto basse, è evidente che c’è chi vive in condizioni prossime alla povertà gli ultimi anni di vita che invece dovevano essere gli anni della ritrovata spensieratezza. Costo della vita più basso, e se si aggiungono anche le tasse meno oppressive che in Italia, ecco che il trasferimento diventa allettante.
Diverse volte si legge di Stati che offrono anche vantaggi fiscali non indifferenti a chi si trasferisce. Tutto questo ha fatto diventare per anni una moda il trasferimento. Chi nei prossimi anni o mesi sta per andare in pensione potrebbe valutare questa scelta?
Molto dipende da caso a caso, da cosa si rimane in Italia (figli, casa, amici, affetti), da cosa si vuole fare della propria vita e da quali sono le singole esigenze. A volte però non c’è scelta. Perché ciò che sembra una via ottimale rischia di essere un boomerang.
Non tutti i titolari di pensioni possono andare all’estero esportando ciò che l’INPS gli eroga. E se consideriamo il fatto che spesso a non essere esportabili sono le pensioni minime, ecco che tutto ciò che abbiamo detto in precedenza perde valore.
Ecco perché molte prestazioni non si possono incassare all’estero
Sul sito dell’INPS c’è una scheda aggiornata di frequente che elenca tutte le prestazioni che non sono esportabili all’estero. Il ragionamento fatto in precedenza parte da un concetto. In Italia chi prende una pensione piuttosto bassa vive una vita piena di ristrettezze e difficoltà. Arrivare a fine mese con una pensione minima è un’impresa che ha del miracoloso. Diverso il caso di chi prende una pensione elevata.
Sono proprio coloro che hanno un trattamento basso quelli a cui in linea di massima dovrebbe calzare a pennello l’idea di espatriare. Per vivere in Paesi dove la nostra moneta vale di più, dove cioè 500 euro che in Italia valgono poco per via del costo della vita e delle tasse, valgono di più.
Te ne vai all’estero con la tua pensione? L’INPS la taglia e nemmeno lo sai
Ma questo ragionamento non si può fare sempre. Perché ci sono titolari di prestazioni che non possono essere esportate. In pratica chi cambia residenza e va fuori dall’Italia, rischia di perdere la prestazione. O di vedersela decurtare seriamente. In base a quello che si legge sul sito dell’INPS infatti non possono essere esportate:
- pensioni sociali;
- pensioni, assegni e indennità ai mutilati e invalidi civili;
- pensioni e indennità ai sordomuti;
- pensioni e indennità ai ciechi civili;
- integrazione della pensione minima;
- integrazione dell’assegno d’invalidità;
- assegno sociale;
- maggiorazione sociale.
Questo significa che un pensionato titolare di assegno sociale che si trasferisce all’estero perde interamente la prestazione che nel 2204 è pari a 534,41 euro al mese. Ed un pensionato che prende una pensione bassa in base ai suoi contributi, che è integrata al trattamento minimo, e arriva magari a 598 euro, una volta trasferito all’estero torna a prendere una pensione bassa, senza quelle somme aggiuntive di maggiorazione che la fanno arrivare ad un importo più alto, ma solo nel territorio italiano.