Se vado in pensione un anno dopo quando ci guadagno? L’assegno previdenziale aumenta? Se aumenta, di quanto aumenta? Queste sono solo alcune delle domande che si pone chi, pur avendo raggiunto il requisito per una qualsiasi delle misure di pensionamento, sta valutando di rimanere al lavoro ancora un po. Ed effettivamente qualcosa da calcolare esiste visto che effettivamente il permanere più a lungo al lavoro qualche vantaggio lo produce.
Se vado in pensione un anno dopo quanto aumenta l’assegno?
Non sempre il lavoratore è pronto a lasciare il posto di lavoro anche se la pensione ormai è assicurata perché pienamente maturata. I motivi possono essere i più disparati, dalla paura di non riuscire a vivere dignitosamente con l’assegno di previdenza, fino ad arrivare a chi ha timore di annoiarsi senza fare nulla. Potrà sembrare strano ma se da una parte ci sono lavoratori che non vedono l’ora di andare in pensione, ci sono altri lavoratori che tremano al solo pensiero.
Ecco, quindi, che fa capolino l’idea di restare in servizio per qualche altro mese, o magari per un anno. E la giustificazione che si cerca è quella dell’aumento dell’assegno previdenziale. La ricerca del massimo introito possibile di pensione è alla base di molti dei dubbi che giungono ai lavoratori nel momento che si avvicina il pensionamento.
Ritardare la pensione di un anno conviene?
Ritardare la pensione continuando a lavorare aumenta sempre l’importo dell’assegno. Su questo nessun dubbio. L’assegno pensionistico spettante sale sempre e lo fa per due motivi specifici.
Da una parte il lavoratore, continuando a lavorare continua a versare anche i contributi previdenziali obbligatori che, di fatto, vanno a incrementare il montante contributivo del lavoratore. Ricordiamo che il montante contributivo è uno dei due elementi di calcolo della pensione almeno per quel che riguarda la quota contributiva dell’assegno.
E di conseguenza più si versa più si prende di assegno. Una cosa è uscire con 20 anni di contributi ed un’altra con 21 anni. Per le pensioni tutte contributive questa regola è fissa, mentre nel sistema misto è meno incisiva, ma pur sempre importante visto che ci sono quote di pensione da calcolare con il contributivo comunque.
Dall’altra parte rimanendo in servizio e rimandando la pensione, il lavoratore accede alla stessa con un’ età più alta. E l’età conta sempre di più nel sistema contributivo.
Di quanto aumenta la pensione se lavoro un anno in più?
Basti pensare che con uno stipendio medio di 1.500 euro al mese un lavoratore accantona 6.435 euro di contributi. Infatti per il dipendente l’aliquota contributiva è del 33%. Significa che il 33% di 1.500 euro viene accantonato per la pensione.
Per ogni anno lavorato, quindi, questo lavoratore incrementa la sua pensione di circa 28-30 euro al mese, solo per via dei maggiori contributi versati dal momento che con 6.000 euro all’anno di versamenti contributivi una pensione vale circa 30 euro annui. E senza considerare il secondo aspetto, ovvero quello dell’età. Infatti più tardi si esce migliore è il coefficiente che trasforma i contributi in pensione. In effetti il coefficiente di trasformazione è maggiormente conveniente per chi esce ad una età più avanzata. E questo è un altro aspetto da considerare.