Si torna a votare, ecco le date del Viminale, tra il 15 aprile ed il 15 giugno Si torna a votare, ecco le date del Viminale, tra il 15 aprile ed il 15 giugno

Si torna a votare, ecco le date del Viminale, tra il 15 aprile ed il 15 giugno

Stabilito nella primavera lo spazio temporale per le nuove votazioni referendarie, ecco come funzionerà e cosa si voterà.

Nel 2025 gli italiani torneranno alle urne ed il Viminale ha appena diramato la forbice delle eventuali date in cui gli elettori verranno chiamati al voto. Il Ministro degli Interni Matteo Piantedosi ha scelto il periodo in cui passare al voto referendario in programma quest’anno. E pare sarà una domenica compresa nel periodo temporale che va dal 15 aprile al 15 giugno. Ma cosa si voterà effettivamente?

Si torna a votare, ecco le date del Viminale, tra il 15 aprile ed il 15 giugno

Si torna a votare, ecco le date del Viminale, tra il 15 aprile ed il 15 giugno

“Dopo la pubblicazione ormai imminente in Gazzetta Ufficiale dei dispositivi delle cinque sentenze della Corte Costituzionale che ha dichiarato l’ammissibilità di cinque referendum abrogativi, si procederà ad individuare la data per la celebrazione dei referendum”, queste le parole del Ministro Piantedosi in risposta ad un’interrogazione dell’onorevole Riccardo Magi, parlamentare di +Europa. Il Ministro ha anche ribadito che come ormai il governo ha deciso fin dal giorno in cui si è insediato, si vedrà di programmare le votazioni in due giornate. Una soluzione che il Ministro caldeggia come tutto l’esecutivo e che va nella direzione di contrastare l’astensionismo.

Cosa si voterà in Primavera? Ecco di cosa si tratta per davvero

Il primo referendum abrogativo è quello sulla cittadinanza italiana. Infatti si voterà per cancellare la norma che ha sostituito quella che fu valida per quasi 30 anni (dal 1965 al 1992) che portò da 5 a 10 anni il limite di tempo in cui era necessaria la residenza in Italia per avere la cittadinanza. L’articolo 9 della legge numero 91 del 1992 è quello che si vuole abrogare e che riguarda solo gli anni di residenza continuativa da avere e non gli altri parametri per avere la cittadinanza, ovvero la conoscenza della lingua italiana, l’assenza di condanne penali, il reddito tale da essere indipendenti economicamente e la regolarità tributaria.
Il lavoro è un altro argomento caldo del referendum. Si vuole eliminare il limite massimo di 6 mensilità di indennità da erogare a lavoratori licenziati ingiustamente e poi reintegrati. Aumentando di fatto le tutele per dipendenti di aziende sotto i 15 lavoratori in organico che se assunti dopo il 2015 rischiano di non essere reintegrati come previsto dal contratto a tutele crescenti del jobs act di Matteo Renzi. Altro quesito referendario sarà quello che estende la responsabilità in caso di infortuni sul lavoro anche all’impresa appaltante, cosa che adesso non avviene. In pratica, tutti responsabili, dal committente all’appaltante e al subappaltante. Sono questi i quesiti che hanno avuto il via libera dalla Consulta e che in Primavera saranno gli italiani a scegliere. Si ricorda che per la validità del voto, devono recarsi alle urne la metà più uno degli aventi diritti al voto.