Con la legge di Bilancio c’è una misura, che si chiama quota 103, che permette il pensionamento anticipato di qualche anno rispetto alla pensione anticipata ordinaria. Possono uscire con quasi due anni in meno di lavoro gli uomini e 10 mesi in meno di lavoro le donne. Infatti anche se l’età di uscita è a 62 anni, parlare di 5 anni di anticipo rispetto ai requisiti della pensione di vecchiaia è azzardato. Chi sta lavorando ed ha 62 anni di età e 41 anni di contributi, si trova a meno di due anni di carriera dal completare, se uomo, la soglia dei contributi utili alla pensione anticipata ordinaria. Ma se ci fosse un modo per restare al lavoro questi altri 22 mesi con stipendio più alto subito e pensione più alta dopo? una novità legata alla quota 103 lo consente.
Stipendio più alto subito e pensione più alta dopo, perché questa opzione per la quota 103?
Per la quota 103 servono 62 anni di età e 41 anni di contributi versati. Chi raggiunge il doppio requisito nel 2023, dal momento che la misura vale per il solo anno 2023, potrà lasciare il lavoro. Ma se non lo farà, potrà godere di un bonus del 9,19% sullo stipendio che percepirà. Un bonus che equivale alla quota di contribuzione previdenziale a carico del lavoratore. Il datore di lavoro che versa i contributi per il lavoratore facendo quello che è il sostituto di imposta, lascerebbe nella busta paga, come netto in pusta, questo 9,19%. Uno stipendio più alto per chi pur completando 41 anni di contributi e 62 anni di età, decide di restare al lavoro. Una novità introdotta con la legge di Bilancio, che richiama ad una iniziativa simile del governo in carica nel 2003, un governo Berlusconi con l’allora Ministro del Lavoro Roberto Maroni.
Ed anche una pensione più alta per gli interessati
Stipendio più alto subito e pensione più alta dopo è ciò che il nuovo bonus Maroni (come è stata ribattezzata la misura che richiama a quanto fatto da Roberto Maroni all’epoca), consente. Ma vale solo per la quota 103. Infatti non vale per le altre, tante, misure pensionistiche esistenti nel nostro ordinamento. L’appetibilità di una misura di questo genere è maggiore se si considera l’effetto che il rimanere al lavoro ha sulla pensione. Uscire nel 2023 con 41 anni di contributi, ed a 62 anni, come consente quota 103, non può essere paragonabile come importo ad uscire a 64 anni di età e 42 anni e 10 mesi di contributi. In primo luogo perché i 22 mesi di lavoro in più per raggiungere la soglia della pensione anticipata ordinaria, significano più contributi nel proprio montante. E poi perché si uscirebbe a 64 anni di età, con il montante che verrebbe trasformato in pensione con l’utilizzo di coefficienti migliori. E come se non bastasse uno stipendio più alto subito c’è da considerare una pensione più alta dopo.