Taglio del cuneo fiscale 2025, ancora più soldi sullo stipendio, le ultime dalla manovra Taglio del cuneo fiscale 2025, ancora più soldi sullo stipendio, le ultime dalla manovra

Taglio del cuneo fiscale 2025, ancora più soldi sullo stipendio, le ultime dalla manovra

La prossima legge di Bilancio sta per essere definita. Ad ottobre come da programma dovrà essere presentata e poi si passerà al solito passaggio parlamentare. L’attesa sicuramente riguarda il taglio del cuneo fiscale, misura che potrebbe essere confermata, modificata ma soprattutto potenziata. Ecco le ultime indiscrezioni.

Taglio del cuneo fiscale 2025, ancora più soldi sullo stipendio, le ultime dalla manovra

Prima di tutto vediamo di cosa si tratta quando si parla di cuneo fiscale. Il termine sta ad indicare la differenza tra stipendio netto e stipendio lordo e rappresenta quello che in genere viene chiamato costo del lavoro. Dal momento che proprio questo costo è quello che spesso viene accusato di essere alla base di diverse problematiche del mondo del lavoro in Italia, ecco che l’argomento è importante. Come dimostra il fatto che il governo ormai da molti anni valuta ed applica tagli di questo cuneo fiscale.
Per esempio, c’è chi sostiene che una delle cause della disoccupazione sia addebitabile proprio al cuneo fiscale. Perché è troppo costoso per un datore di lavoro assumere qualcuno. E dal punto di vista dei lavoratori, si sostiene che si pagano troppe tasse in busta paga, a tal punto che gran parte dello stipendio viene assorbito dal costo del lavoro.
Punti di vista diversi, ma che vanno nella stessa direzione e cioè che è necessario porre un freno a questo costo. Con i legislatori che se ne occupano sempre. E anche in vista della nuova legge di Bilancio come detto in premessa, l’argomento è caldo.

Ecco come cala il costo del lavoro con il taglio

Il taglio del cuneo fiscale quindi non è altro che la riduzione dei costi legati al lavoro, dalle tasse ai contributi previdenziali. Evidente che il taglio del cuneo produce due effetti. Prima di tutto abbassa ciò che è il costo del lavoro per il datore. E poi fa aumentare il cosiddetto netto in busta, cioè ciò che prende il dipendente in busta paga come stipendio. Nell’ultimo biennio c’è già stata una sforbiciata decisa al cuneo fiscale. Ed ha toccato la parte di contributi previdenziali a carico del dipendente, lasciando inalterata quella a carico dei datori di lavoro.
Chi versa al Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti, cioè i lavoratori subordinati, versa il 33% del suo stipendio lordo utile ai fini previdenziali. Il 33% però è suddiviso in due parti, una a carico del datore di lavoro e l’altra a carico del lavoratore subordinato. Che versa esattamente il 9,19%.
Con il taglio del cuneo fiscale per gli anni 2023 e 2024, il dipendente ha visto abbattersi questo prelievo per i contributi in maniera decisa. Infatti per lavoratori con guadagni annui lordi fino a 25.000 euro, c’è stato il taglio del 7%. Portando di fatto il prelievo al 2,19%. Per chi ha guadagni lordi oltre 25.000 euro e fino a 35.000 euro invece il taglio è stato del 6%, con contributi a carico del lavoratore pari al 3,19%.

Il governo vuole rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale


In termini pratici il lavoratore ha così preso il 7% o il 6% in più di retribuzione lorda utile ai fini previdenziali. E senza che questo guadagno extra abbia avuto impatto sul datore di lavoro.

In base alle ultime indicazioni che provengono da fonti vicine al dossier della legge di Bilancio, l’esecutivo vorrebbe trasformare il taglio del cuneo fiscale in una misura strutturale. In modo tale da garantire ai lavoratori questo sconto per sempre e non solo per i mesi in cui la misura è attiva.