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Turismo senza dipendenti, la colpa non è del reddito di cittadinanza ma degli imprenditori

Ristoranti e Alberghi non trovano personale, la colpa è del reddito di cittadinanza? Non proprio…

In Italia un luogo comune fin troppo diffuso vuole i giovani fannulloni che preferiscono, piuttosto che lavorare, stare a casa a farsi mantenere da mamma e papà. A questo luogo comune si aggiunge anche quello secondo il quale chi percepisce il reddito di cittadinanza preferisce continuare a vivacchiare con i soldi erogati dal sussidio piuttosto che accettare un posto di lavoro.

E da questa istantanea escono imprenditori disperati che sono pronti ad offrire lavoro e giovani fannulloni che non hanno nessuna intenzione di accettarlo. Ma quanto c’è di vero da questa percezione amplificata anche dalle dichiarazioni di politici ed imprenditori degli ultimi giorni? In Italia, in questo momento ci sono oltre 3 milioni di disoccupati ma gli imprenditori del settore ristoro e turismo non trovano persone da assumere…sarà davvero colpa del reddito di cittadinanza?

A smentire la tesi dei giovani fannulloni sono i numeri del reddito di cittadinanza: a percepirlo solo 26mila under 25 anni, per il resto tra i 700mila nuclei familiari beneficiari la maggioranza sono donne, categoria maggiormente colpita dai licenziamenti e per la quale il sussidio è servito a tamponare situazioni economiche davvero precarie.

Forse, allora, se la colpa non p del reddito di cittadinanza è del tipo di lavoro e dalla rtetribuzione spettante. Perchè diciamocelo chiaramente: il popolo italiano è un popolo dignitoso che, piuttosto che vivere della carità dello Stato preferisce lavorare.

A testimoniare che i lavori offerti non sono certo dei più entusiasmanti è la presiden dell’Istituto alberghiero Vespucci di Roma la quale affemra che Ci chiedono giovani formati, noi li segnaliamo e loro offrono 300 euro al mese. I giovani se ne vanno all’estero e le imprese danno la colpa al reddito di cittadinanza”.

Questa giustificazione che trovano, quindi, gli imprenditori del turismo sui giovani che non vogliono lavorare perchè hanno il reddito di cittadinanza è insopportabile visto che molte volte il lavoro offerto prevede turni senza un orario fisso (la cosiddetta flessibilità per la quale non è previsto pagamento dello straordinario), stipendi in nero e di importo bassissimo.

Quello che però, in questo frangente non torna assolutamente è che se l’imprenditore che cerca personale si rivolge ad un centro per l’impiego è il CPI stesso a contattare i candidati, anche quelli che percepiscono il reddito di cittadinanza. E se il candidato rifiuta l’offerta di lavoro perde il sussidio. Ricordiamo, poi che il centro per l’impiego tra i beneficiari di RDC può attingere in tutta Italia e questo significa che il persola si potrebbe trovare, se solo si seguissero i canali giusti.

Ma allora perchè gli imprenditori non seguono questa via? Semplice: rivolgendosi al centro per l’impiego non solo bisognerebbe che palesasse l’orario di lavoro ed il CCNL di riferimento, ma non potrebbe offrire compensi in nero e al di sotto dei limiti imposti dalla legge.

Quindi la colpa della mancanza di personale non va ricercata nel reddito di cittadinanza o nella svogliatezza dei giovani italiani, ma solo nel fatto che i datori di lavoro non vogliono rispettare le norme vigenti in materia di lavoro.

Perché diciamocelo chiaramente: gli italiani sono un popolo dignitoso e lavoratore che preferisce di gran lunga produrre piuttosto che poltrire sul divano, ma gli italiani oltre ad essere dignitosi non sono neanche totalmente fessi ed ovviamente ad essere sfruttati dagli imprenditori del turismo non ci stanno. Anche se l’Italia deve ripartire. Perchè la ripartenza deve essere equamente ripartita sulle spalle di tutti e non, come sempre accade, sulle spalle dei pochi che poi non ci guadagnano nulla.