Le regole sul calcolo della pensione sono assai particolari e negli anni sono cambiate di molto. Le ultime riforme delle pensioni infatti hanno introdotto notevoli novità sul calcolo del trattamento pensionistico e sulle pensioni in generale. E parliamo delle vere riforme delle pensioni, perché gli ultimi interventi, a partire dal 2017 con l’introduzione dell’Ape sociale e per finire all’ultima quota 103, non possono essere considerate riforme. Parliamo quindi della riforma Fornero o ancora prima, della riforma Dini. Il calcolo della pensione così come alcuni requisiti, è cambiato già dal 1996, perché la riforma Dini introdusse il calcolo contributivo della prestazione. E adesso analizzeremo chi sono tutti i penalizzati sulle pensioni 2023 e 2024.
Tutti i penalizzati sulle pensioni 2023 e 2024, ecco gli sfortunati che prenderanno poco
Con la riforma Dini il sistema da retributivo è diventato contributivo. Le pensioni da allora si basano sull’ammontare dei contributi versati. E di conseguenza il calcolo della pensione è collegato proprio a ciò che un lavoratore versa nel montante contributivo. In genere, il 33% dello stipendio percepito dal lavoratore finisce nel montante dei contributi. Prima della riforma contributiva, le pensioni erano calcolate sulla base degli ultimi anni di stipendio percepiti. Adesso il sistema vive in una specie di fase di transizione. Infatti nella stragrande maggioranza dei casi le pensioni sono calcolate con il sistema misto. Fino ad una certa parte, le pensioni vengono ancora liquidate con il sistema retributivo, mentre per il resto con il sistema contributivo.
Diversi requisiti in base alla data di inizio carriera
A dire il vero il sistema contributivo ha modificato, soprattutto dopo la riforma Fornero, anche alcuni requisiti di accesso. E quando si fa riferimento a tutti i penalizzati sulle pensioni 2023 e 2024, per via del sistema contributivo, un passaggio su alcune misure non può essere omesso. Per esempio, il lavoratore privo di carriera al 31 dicembre 1995, non solo non avrà diritto ad un calcolo della pensione più favorevole con il retributivo. Ma avrà un requisito aggiuntivo ulteriore da centrare a 67 anni per la pensione di vecchiaia. Oltre ad aver maturato almeno 20 anni di versamenti contributivi, per andare in pensione dovrà raggiungere una pensione pari ad almeno 750 euro al mese (1,5 volte l’assegno sociale vigente). Resta il fatto che per questi lavoratori, sempre con 20 anni di contributi, c’è una misura che consente il pensionamento a 64 anni. Una misura che non si applica a chi ha iniziato a lavorare prima del 1996. Parliamo dell’anticipata contributiva, che consente il pensionamento a 64 anni con 20 anni di versamenti, ma con una pensione pari 2,8 volte l’assegno sociale.
Ecco quando servono 18 anni di carriera entro una determinata data
Anche sul calcolo, nonostante il sistema misto, c’è chi ci rimetterà. Infatti chi ha iniziato la carriera prima del 1996, ha diritto al calcolo retributivo per tutti i periodi lavorati fino al 31 dicembre 1995. Ma se ha più di 18 anni versati a quella data, il calcolo retributivo si estende fino al 31 dicembre 2011. Una specie di salvaguardia per chi ha numerosi anni di carriera prima dell’entrata in vigore della riforma Dini. Evidente che basta un mese di contributi in meno rispetto ai 18 anni richiesti alla data del 31 dicembre 1995, e si perdono molti anni di pensione calcolata con il favorevole sistema delle retribuzioni. E tutti i penalizzati sulle pensioni 2023 e 2024 per esempio, sono proprio questi lavoratori.