Troppo ancorato alla Riforma Fornero l’attuale sistema previdenziale. E anche troppo difficile andare in pensione oggi alla luce degli stringenti requisiti di cui tutti continuano a parlare. Ma come diciamo sempre noi di Pensioni&Fisco, la riforma delle pensioni non può nascere neutra da penalizzazioni per i lavoratori. Cosa significa? Che anche se venissero inserite nuove misure pensionistiche, magari a condizioni agevolate come requisiti di uscita, qualcosa i pensionati dovranno pagare. In pratica, si tratta di pagare la propria uscita anticipata dal mondo del lavoro. Impossibile quindi non parlare di qualcosa che non riguardi penalizzazioni di assegno. È una ipotetica strada della riforma, tutt’altro che complicata da mettere a punto anche perché sarebbe soltanto da estendere una misura oggi in vigore per pochi lavoratori alla generalità degli stessi, porta proprio ad una misura un tantino penalizzante. Ed è la strada che porta alla riforma delle pensioni 64+20 per tutti. Una via che come vedremo nasconde insidie.
Tutti in pensione con 20 anni di contributi nel 2024? ma chi paga il costo?
Una si chiama pensione di vecchiaia ordinaria, l’altra persona anticipata contributiva. A conti fatti e come vedremo, si tratta di due misure simili, anche se con età differenti. La prima misura è la classica pensione a cui ogni lavoratore ha come obbiettivo iniziale. L’età pensionabile significa raggiungere quel limite che per legge fissa i parametri di uscita dal mondo del lavoro. Ed oggi come nel 2022, l’uscita è fissata a 67 anni di età. La soglia contributiva invece è fissata a 20 anni di versamenti. La pensione anticipata contributiva, anche se rientra nel novero delle pensioni anticipate INPS somiglia più ad una misura di pensionamento di vecchiaia classica. Poteva benissimo essere chiamata pensione di vecchiaia per contributivi. Infatti prevede una età più bassa di uscita, a 64 anni, con 20 anni di contribuzione previdenziale versata. Da qui parte l’ipotesi riforma delle pensioni 64+20 per tutti.
Perché a 64 anni servono necessariamente penalizzazioni di assegno
In pratica si potrebbero estendere i benefici della pensione anticipata contributiva o pensione di vecchiaia contributiva come la chiamiamo noi, anche a tutti i lavoratori che oggi ne sono esclusi. Avviando il progetto riforma delle pensioni 64+20 per tutti. La misura oggi in vigore oltre ad età e contributi prevede un tetto minimo di pensione da centrare. Serve arrivare ad una pensione che nel 2023 supera i 1.400 euro al mese, perché deve essere pari o superiore a 2,8 volte l’assegno sociale. La misura si rivolge solo a chi ha iniziato a lavorare a partire dal 1996. In pratica, solo per chi la pensione non può che essere calcolata con il sistema contributivo. Spostare anche a tutti questo beneficio, magari imponendo anche a chi ha una pensione calcolata con il sistema misto, di accettare il penalizzante calcolo contributivo potrebbe essere la soluzione.
Calcolo contributivo, calcolo misto e flessibilità pensionistica
Una via per passare dalle parole ai fatti e rendere possibile una riforma delle pensioni 64+20 per tutti. La penalizzazione di assegno finirebbe nel lungo periodo per ammortizzare l’esborso per lo Stato. E si renderebbe la misura flessibile, perché il lavoratore dovrebbe scegliere tra una pensione prima e più bassa rispetto ad una dopo e più alta. E magari si potrebbe abbassare la soglia limite di pensione al di sotto della quale la prestazione non potrebbe essere erogata. Magari scendendo a 1,5 volte l’assegno sociale.