Con il passare dei giorni sono sempre di più le nuove indiscrezioni che trapelano sulla Legge di Bilancio 2025. Quello che interessa maggiormente i lavoratori, in questo momento, è comprendere quali sono le ultime notizie in ambito riforma pensioni. Comprendere quali sono le misure che potrebbero restare anche nel 2025 e quelle che, invece, potrebbero subire modifiche o abolizioni.
In Italia pianificare il proprio pensionamento non è mai stato semplice, con leggi a livello previdenziale che cambiano quasi annualmente. Mentre l’esecutivo pensa a come ridurre le tasse e trovare le finanze per coprire la Legge di Bilancio, sembra sempre più lontana l’idea di una riforma pensioni strutturale, annunciata ormai da anni, per superare la Legge Fornero.
Riforma pensioni 2025, ultime notizie
I fondi da destinare al capitolo previdenza in Legge di Bilancio sono molto limitati, come ogni anno. A ogni Legge di Bilancio le coperture per le pensioni si assottigliano sempre più e sembra che debbano essere sempre i lavoratori che aspettano la quiescenza a dover rinunciare a qualcosa per il bene comune. Anche quest’anno, quindi, dovremo aspettarci misure ristrette, al risparmio e che, sicuramente, non permetteranno il pensionamento a molti.
Dopo i paletti imposti lo scorso anno a Quota 103, ad Ape Sociale e a Opzione Donna, i lavoratori dovrebbero essere abituati, ma non è così: si spera sempre nell’introduzione di una misura migliore che permetta un pensionamento su larga scala (che tra l’altro permetterebbe anche un buon ricambio generazionale).
Per approfondire leggi anche: Riforma pensioni, da 10 anni si cerca di cancellare la Fornero, ecco la soluzione
Pensione a 70 anni nel pubblico impiego
L’ipotesi che ha fatto più scalpore è quella sull’abolizione del collocamento a riposo d’ufficio che permetterebbe ai dipendenti della pubblica amministrazione di restare a lavoro, su base volontaria, anche dopo il compimento dei 67 anni e fino ai 70 anni.
Si tratta di una scelta che permetterebbe, tra le altre cose, anche un discreto risparmio per le casse dello stato, potendo rimandare a data da destinarsi un buon numero di uscite dal mondo del lavoro (il risparmio non è solo sulle minori pensioni da pagare ma anche su i meno TFR da liquidare).
“Ci deve essere l’assenso del lavoratore e da parte dell’azienda o dell’amministrazione se parliamo di dipendenti pubblici”, ha dichiarato la ministra Calderone.
In questo caso, però, la flessibilità in uscita si traduce in una pensione più tardi e non in una pensione anticipata.
Leggi anche: Riforma pensioni, stop al pensionamento a 67 anni, lavoro a oltranza e flessibilità nelle PA
Aumento pensioni minime
Al di là di quelle che potranno essere le misure previste in sostituzione di quelle in scadenza il 31 dicembre 2024, già sappiamo che non permetteranno pensionamenti generalizzati. La notizia che tiene maggiormente banco in questi giorni riguarda gli aumenti delle pensioni a gennaio per effetto della perequazione.
Appurato che le pensioni minime, molto probabilmente, saranno rivalutate al 120% come lo scorso anno, per contenere le spese si parla di nuovi tagli in vista per le altre rivalutazioni: c’è addirittura chi ipotizza l’azzeramento della rivalutazione per i redditi più alti.