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Un mini anticipo di pensione subito a 63 anni, poi quella definitiva a 67

Pensione subito ma contributiva, poi retributiva a 67 anni, ma con un limite che non può essere evitato.

Come sempre di questi tempi, l’attesa per il pacchetto pensioni della legge di Bilancio è elevata. Infatti si attendono novità per le pensioni 2024. C’è chi aspetta di sapere se la quota 103 sarà ancora una misura fruibile nel 2024 o se cesserà i battenti come previsto a fine 2023. Ci sono le lavoratrici che aspettano buone nuove su opzione donna, e pure quelli che si aspettano la proroga dell’Ape sociale. Ma ci sono anche quelli che possono essere considerati dei “sognatori”, che pensano ad una quota 41 senza limiti o ad una uscita flessibile magari a 62 o 63 anni. Eppure le proposte di riforma del sistema sono state molte in questi mesi e in questi anni. Una sembra davvero fattibile, e richiama a quanto a suo tempo propose il Presidente dell’INPS Pasquale Tridico. Un anticipo parziale era quello a cui pensava il numero uno dell’INPS. E un mini anticipo di pensione subito a 63 anni, poi quella definitiva a 67 anni potrebbe essere una ottima soluzione.

Mini anticipo di pensione subito a 63 anni, poi quella definitiva a 67

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Un mini anticipo di pensione, traendo spunto dalla vecchia proposta del presidente dell’INPS Pasquale Tridico. Perché la proposta era di anticipare, a scelta del contribuente, la pensione, a 62 o 63 anni di età, ma solo per la parte contributiva. In pratica si concedeva la facoltà al lavoratore di uscire dal lavoro godendo di un trattamento contributivo fino al compimento dei 67 anni di età per la pensione di vecchiaia. In quel caso l’INPS ricalcolando la prestazione, avrebbe aggiunto anche la quota retributiva, riportando la pensione a quella effettivamente spettante.

Mini anticipo ok, ma la pensione deve essere di importo equo

Come al solito quando si parla di anticipo di pensione, le problematiche sono diverse e riguardano tanto il lavoratore che lo Stato. Quest’ultimo deve far quadrare i conti, per evitare che l’anticipo ricada pesantemente sulle casse statali. Per il lavoratore invece, ci sono le solite problematiche di calcolo. Perché bisogna valutare la convenienza ad uscire prima dal lavoro. E anticipi a 62, 63 o 64 anni non possono non prevedere requisiti particolari, vincoli e paletti. L’accesso alla pensione in due fasi, non fa eccezione. Potrebbe nascere la misura obbligando il diretto interessato ad arrivare ad ottenere un assegno pari o superiore a 1,2 volte l’assegno sociale per poter andare in pensione. Parlando di misure per lo più contributive infatti, vietato concedere ad un lavoratore una pensione troppo bassa che non può essere adeguata con le maggiorazioni sociali.