Riforma pensioni, dal 2025 ecco come salgono i requisiti, c’è da rimpiangere la riforma Fornero Riforma pensioni, dal 2025 ecco come salgono i requisiti, c’è da rimpiangere la riforma Fornero

Un pensionamento mai visto prima, ecco la riforma delle pensioni che supera la riforma Fornero

Ecco una ipotesi di pensionamento mai vista prima con un superamento definitivo della riforma Fornero con un mix di misure.

Partendo dal concetto fondamentale che tornare al passato per quanto riguarda le pensioni non è una cosa fattibile per i motivi che vedremo adesso, non si può negare che una vera riforma delle pensioni potrebbe davvero portare alla cancellazione delle regole attuali ancora legate alla riforma Fornero. Facendo un mix tra le varie proposte di nuove misure che negli anni sono state introdotte, ecco un ipotetico nuovo sistema pensioni, perché di fatto di questo si tratterebbe. Un autentico nuovo sistema pensioni, perché anche le pensioni ordinarie di oggi verrebbero cestinate e rivisitate.

La pensione di anzianità di una volta, la pensione anticipata di oggi e la quota 41 per tutti

La riforma Fornero cancellò le pensioni di anzianità che permettevano di andare in pensione con 40 anni di contributi o con quota 96. E inserì la pensione anticipata ordinaria, che oggi si completa senza limiti di età con 42,10 anni di versamenti per gli uomini e 41,10 per le donne.
Il futuro potrebbe essere con la quota 41 per tutti. In pratica, stop ai 42,10 anni di versamenti, e dentro la quota 41 per tutti. Ogni lavoratore potrebbe scegliere di andare in pensione con 41 anni di versamenti, anche se accettando il ricalcolo contributivo della pensione. Che, anche se visto male da tutti perché penalizzante, diventa sempre meno sfavorevole visto che sono sempre meno i lavoratori non ancora pensionati che hanno oltre 18 anni di versamenti al 31 dicembre 1995.

Addio alla pensione di vecchiaia di oggi, dentro una misura flessibile con tagli e premi

Se restyling deve essere, allora perché non cancellare anche le pensioni di vecchiaia ordinarie. In questo caso sarebbe un autentico terremoto. Perché parliamo della principale misura pensionistica praticamente da sempre. Si tratta della pensione per sopravvenuto raggiungimento dell’età pensionabile. Prima della Fornero le donne si pensionano a 60 anni mentre gli uomini a 65. Oggi la pensione di vecchiaia è arrivata a 67 anni.
Invece si potrebbe aprire ad una pensione di vecchiaia flessibile, non più con almeno 20 anni di contributi, ma con 25 anni almeno. E con uscita dai 64 ai 72 anni di età. In modo tale da dare la facoltà a chi vuole, di uscire dal lavoro prima. Accettando dei tagli del 3% di pensione per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni, o premiando con una futura pensione molto più alta chi resta al lavoro oltre i 67 anni.

La pensione alternativa ai requisiti ordinari

Insieme alla rivoluzione che nasce dal cambio delle pensioni ordinarie prima descritte, tanto quelle anticipate che quelle di vecchiaia, potrebbero trovare posto anche delle misure in deroga. Come potrebbe essere opzione per tutti, cioè una sorta di opzione donna allargata alla generalità dei lavoratori.
In questo caso, già a 59 o 60 anni con 35 anni di contributi si potrebbe concedere il pensionamento come una volta si faceva con la quota 96. Anche in questo caso penalizzando chi esce in anticipo. E se non basta più, come penalizzazione, il ricalcolo contributivo, ecco i tagli lineari del 3% per ogni anno di anticipo. Cosa significherebbe? Che solo chi davvero ha necessità di lasciare il lavoro prima, per dedicarsi a famiglia, casa o altro, potrebbe accettare di perdere parte della pensione andando però a riposo molto prima. Basta considerare che con un taglio del 3% all’anno, 7 anni di anticipo uscendo a 60 anni costerebbero oltre il 20% di pensione. E chi doveva prendere 1.200 euro al mese deve accettare di prendere 948 euro mensili.