La riforma Fornero nel 2012 ha cancellato dal sistema pensionistico le uscite a quota che tanta nostalgia ancora oggi hanno nei confronti dei contribuenti italiani.
Infatti anche se negli ultimi anni sono entrate in vigore alcune misure per i quotisti, le vere misure a quota erano un’altra cosa. Come dicevamo dal 2012 sono sparite misure per quotisti ma guardando all’ipotetica nuova riforma delle pensioni che potrebbe nascere nei prossimi anni è evidente che sono proprio le quote la soluzione ideale per dotare il sistema di quelle misure flessibili tanto agognate.
Perché il lasciare libera scelta al lavoratore di uscire nel momento e con le condizioni che lui vorrebbe è necessario vista la rigidità dell’attuale sistema. Il problema è che quando si parla di misure a quota bisogna capire bene di cosa si tratta perché le nuove quota 100, quota 102 e 103 che sono nate negli ultimi anni tutto erano tranne che delle misure a quota.
Ecco quindi una nostra analisi relativa a questo genere di misure partendo da una misura che in passato era in funzione che si chiama quota 96.
Uscita con le quote: la riforma delle pensioni, ecco come funziona un sistema per quotisti
Una quota non è altro che una misura che consente ad un lavoratore di andare in quiescenza una volta raggiunto il giusto numero di anni di contributi e il giusto numero di anni di età anagrafica.
La somma dei contributi e dell’età, serve per raggiungere la quota prestabilita. Una misura a quota deve essere una misura che utilizza anche le frazioni di anno per poter andare in pensione.
Così funzionava la quota 96 prima dell’avvento della riforma Fornero. Con quella misura i lavoratori potevano uscire una volta raggiunti almeno i 60 anni di età ed una volta raggiunti almeno i 35 anni di contributi versati.
Pensione e riforma, con la quota si potrebbe uscire prima, ma come?
Come evidenza vuole sommando 60 anni come età e 35 anni come contribuzione si arriva a 95. È evidente che per raggiungere la quota 96 bisognava utilizzare anche le frazioni di anno. Per questo per uscire esattamente a 60 anni di età servivano 36 anni di contributi versati.
Così come per uscire esattamente con 35 anni di contributi versati ne servivano 61. Usando le frazioni di anno ogni mese in più di età anagrafica abbassava la carriera contributiva necessaria e viceversa. In questo modo in pensione si poteva andare anche con 60 anni e 2 mesi di età purché i contributi versati da 35 anni passassero a 35 anni e 10 mesi. Oppure si poteva andare in pensione con 35 anni e 6 mesi di contributi ma a 60 anni e 6 mesi.
Ecco il sistema a quote davvero flessibile
Quando diciamo che le pensioni per quotisti nate a partire dal 2019, cioè la quota 100 prima e poi la quota 102 e la quota 103 non sono misure effettivamente funzionali al meccanismo, dipende dal fatto che hanno una limitata flessibilità. Prendiamo ad esempio l’ultima quota 103.
La misura consente di andare in pensione a partire dai 62 anni di età, ma solo a chi ha maturato 41 anni di contributi versati. Chi ha 40 anni di contributi versati non può andare in pensione con 63 anni di età, così come chi ha 42 anni di contributi versati non può andare a 61 anni. Una misura poco flessibile ecco perché non si può parlare di una misura effettivamente per quotisti.