Che lavori in nero, o che sia assunta regolarmente, non mancano certo i motivi per una badante, per terminare con una vertenza, il rapporto di lavoro. E in caso di vertenza non è raro il fatto che a soccombere è il datore di lavoro.
Casi di cronaca delle ultime settimane sono lapalissiani nel dimostrare che nel lavoro domestico spesso la badante ha il diritto di tutelare i suoi interessi, a discapito dell’anziano.
Vertenza badante, perché?
Spesso straniere in Italia, senza una casa, senza soldi e bisognose di lavorare, le badanti sono diventate parte integrante della nostra società. Ma la persona che diventa una specie di nuova familiare spesso porta il datore di lavoro, che sia la famiglia dell’anziano o l’anziano stesso, di fronte a camere di conciliazione o di fronte ai giudici. Non bisogna certo negare l’evidenza.
La badante, se da un lato è una figura ormai necessaria, da un altro lato difficilmente è trattata come l’importanza del lavori che svolge, dovrebbe prevedere. A volte in nero, spesso sottopagata, assoggettata a orari di lavoro estenuanti. Senza tutele i diritti o a tutele e diritti ridotti. Una badante in nero al termine del rapporto di lavoro, inevitabilmente fa causa.
E questo prescinde dal fatto che lavorare in nero sia illecito anche da parte della badante, che può essere multata. Recupererà sempre di più rispetto alla multa. Ma anche una badante in regola può fare causa. Ferie e malattia non pagate, contributi non versati, nessuna assicurazione. Sono tante le cose che potrebbero andare liquidate alle badanti in caso di vertenza.
Il datore di lavoro spesso con le spalle al muro
Qualche giorno fa la notizia di un anziano condannati a pagare oltre 13.000 euro per tamponare gli effetti di una vertenza della badante, ha fatto clamore. Un anziano a cui è stato pignorato il conto corrente dopo la sua condanna a risarcire una badante detenuta in nero.
Un anziano di fatto ridotto sul lastrico dalla badante, con conti corrente pignorato per risarcire la badante per ferie, permessi, stipendi più bassi e così via. In materia di vertenze sindacali da parte di una badante, la differenza tra badante in nero o regolarmente assunta è irrisoria.
Nella stragrande maggioranza dei casi chi ci lascia le “penne” quasi sempre è il datore di lavoro. Si può fare vertenza semplicemente per il mancato pagamento dello stipendio, o per il suo pagamento inferiore ai minimi tabellari. O ancora, per l’omissione dal versamento dei contributi. O magari, per via del TFR negati.
Come si fa a contestare il datore di lavoro
Per un qualsiasi motivo, la badante può chiamare il datore di lavoro ad adempiere. In primo luogo ci si deve rivolgere al sindacato.È proprio il sindacato a convocare il datore di lavoro che deve, se vuole, rispondere entro 60 giorni alla convocazione. Si chiama conciliazione.
Se il tentativo di accordo sindacale va male, non resta che la via legale, con gli avvocati. In un modo o nell’altro, le possibilità che vinca la badante sono altissime. L’onere di provare che la badante che dice di lavorare in nero, dice una bugia, è a carico del datore di lavoro. Inoltre, nove volte su dieci, i minimi tabellari, i riposi e così via, vengono applicati non in linea col CCNL.
E poi bisogna dimostrare che la badante che dice di aver lavorato spesso di notte per via delle necessità dell’anziano, dice il falso. Una cosa tutt’altro che facile da dimostrare, specie se badante e anziano sono i soli a vivere sotto lo stesso tetto.