Chi vende oggetti online su piattaforme come Vinted, Wallapop o Etsy potrebbe essere soggetto a controlli fiscali o dover pagare tasse aggiuntive in caso di guadagni rilevanti. Questo avviene a seguito dell’introduzione della direttiva europea DAC7 del 2021, che impone alle piattaforme di vendita online di comunicare i dati relativi alle transazioni effettuate dagli utenti. Ma non tutti lo sanno.
La direttiva DAC7: cosa cambia
La DAC7 è stata introdotta per aggiornare le normative fiscali europee, adeguandole all’evoluzione dell’economia digitale e della gig economy. Entrata in vigore il 1° gennaio 2023, la direttiva prevede che i dati fiscali relativi alle vendite online siano trasmessi per la prima volta nel 2024.
In Italia, con un provvedimento del 20 novembre 2023, l’Agenzia delle Entrate ha definito i dettagli relativi alle modalità e ai termini per la comunicazione delle informazioni, obbligando le piattaforme a rispettare queste regole.
Chi rischia le multe?
La direttiva si applica ai cosiddetti “operatori di piattaforma esteri” (Foreign Platform Operator), tra cui Amazon, Etsy, eBay, Vestiaire Collective e Airbnb. Queste piattaforme devono trasmettere informazioni relative ad attività come:
- vendita di beni;
- locazione di immobili;
- prestazione di servizi personali;
- noleggio di mezzi di trasporto.
Le informazioni riguardano venditori residenti in Italia o in un altro Stato membro dell’Unione Europea, oppure coloro che offrono beni o servizi in uno di questi Paesi. Tra i dati richiesti rientrano, ad esempio, il codice fiscale e i dettagli delle transazioni.
Quando scatta l’obbligo di comunicazione?
La comunicazione diventa obbligatoria solo se si superano determinate soglie:
- almeno 30 vendite effettuate in un anno solare;
- guadagni superiori a 2.000 euro in un anno.
Se uno di questi limiti viene oltrepassato, la piattaforma deve raccogliere i dati fiscali del venditore tramite appositi moduli e inviarli alle autorità competenti. Questo potrebbe portare a controlli futuri da parte del Fisco.
L’obbligo di partita IVA per vendere
In Italia, se i ricavi derivanti dalle vendite superano i 5.000 euro annui, potrebbe essere necessario aprire una partita IVA e pagare le relative imposte.
Tuttavia, chi vende occasionalmente non deve preoccuparsi: le piattaforme non trasmetteranno informazioni fiscali per le vendite sporadiche e non sarà necessario compilare alcun modulo.
Questa normativa mira a garantire maggiore trasparenza fiscale nel settore delle vendite online, ma potrebbe rappresentare una complicazione per chi gestisce attività più strutturate. È quindi importante conoscere le soglie e le regole applicabili per evitare problemi con il Fisco, soprattutto se i guadagni cominciano a diventare significativi.
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